Nel corso della conferenza annuale dell’Associazione Nautica Regionale del Lazio svoltasi il 16 dicembre a Fiumicino (Roma) è intervenuto anche Cesare Pambianchi, presidente di Assonautica Romana, al quale la redazione di Nautica Report ha rivolte alcune domande.
– Come nasce la collaborazione tra Assonautica Romana e l’Associazione Nautica Regionale del Lazio?
“Nasce dalla volontà del presidente dell’Anrl, Stefano Citrone, di far diventare l’ente un socio membro di Assonautica Romana, una decisione che rappresenta per noi un elemento di gratificazione per tutto il lavoro svolto. Ricordo che Assonautica Romana è un organismo promosso dalla Camera di Commercio di Roma, quindi non rappresentiamo una singola categoria, ma tuteliamo e promuoviamo gli interessi di tutto il settore nautico, per cui annoverare nella nostra compagine anche la rete di produttori, commercianti e concessionari del Lazio diventa per noi un elemento di completamento importante. D’altra parte riteniamo che mai come in questo periodo di flessione economica sia necessario unire le forze e stringere alleanze tra i vari operatori del settore piuttosto che arroccarsi ognuno nel proprio sistema di interessi”.
– La crisi del settore nautico sembra ancora profonda. Quali sono le criticità maggiori?
“Le problematiche sono pesantissime e negli ultimi anni non solo si sono create, ma sono state addirittura aggravate. Prima di tutto si registra una crisi di mercato che affligge in particolar modo la media nautica. Sappiamo infatti che il settore dei grandi yacht è indirizzato a una platea che soffre la flessione economica in maniera relativa o marginale; d’altro canto la piccola nautica, dopo le contrazioni del 2012 e del 2013, a partire da quest’ultimo anno accenna fortunatamente dei segnali di ripresa. La fascia intermedia invece è quella più colpita, anche perché riguarda impegni finanziari importanti da parte dei diportisti: non dimentichiamo che un’imbarcazione di 12 metri costa sempre molto di più di una Ferrari, da sempre simbolo del lusso. Di fronte a questa crisi generale alcune politiche istituzionali sulla nautica sono state scellerate, per esempio la tassa di stazionamento introdotta dal Governo Monti, ma ancora più fatali sono stati i controlli fiscali persecutori e indiscriminati ai danni dei diportisti, considerati a priori potenziali evasori. Secondo le indagini di Assonautica e di Ucina si attestano sulle 28.000 le unità a motore e a vela che hanno abbandonato le nostre coste per stazionare e navigare in altri paesi del Mediterraneo. Tali effetti negativi peraltro non sono destinati a essere rimossi di colpo con delibere contrarie, ma persistono fino a che non viene ricucito un rapporto di fiducia tra cittadini e Stato. Possono passare anni”.
– Insomma nessun segnale positivo all’orizzonte?
“Occorre essere ottimisti e guardare al futuro. Mi sembra del resto che l’attuale Governo abbia compreso e fatto tesoro degli errori commessi nel passato e stia cercando di porre rimedio a certe situazioni critiche: per esempio l’Iva sui posti barca è stata portata al 10 per cento, al pari di quella che si registra nel settore turistico; inoltre è stata finalmente affrontata la revisione del Codice della Nautica che verrà a breve discussa da Camera e Senato. Mi sembrano segnali positivi importanti. Anche il fatto che siano stati limitati i controlli in mare ai diportisti da parte di altre forze di polizia complementari alla Guardia Costiera, riconoscendo a quest’ultima un ruolo più centrale, è una felice inversione di tendenza. Del resto ricordo che tutte le unità da diporto sono registrate presso le Capitanerie di Porto nei Pubblici registri ampiamente a disposizione degli organi di controllo, inoltre le stesse unità quando non navigano stazionano in porto, per cui in genere sono facilmente rintracciabili, la caccia alle streghe non serve”.
– Quali sono le misure anticrisi di Assonautica?
“Direi che contro la flessione economica del settore il nostro impegno è nel garantire la massima assistenza alle aziende sotto tutti gli aspetti. Poi anche in collaborazione con l’Associazione Nautica Regionale del Lazio vogliamo portare avanti un progetto di formazione specifica degli operatori del settore; crediamo infatti che a questa crisi di mercato ma anche a quella del turismo nautico si debba rispondere con una maggiore qualificazione dei servizi e delle figure professionali che lavorano nei porti: l’ormeggiatore, per esempio, non può essere occasionale e impreparato, servono persone in grado di parlare più lingue, riconoscibili grazie a una divisa ad hoc, con capacità di accoglienza proprie del personale di hotel o villaggi turistici. Importante poi è aumentare i posti barca al transito nei porti e assicurare che in tutti gli scali delle nostre coste siano garantiti al diportista i servizi necessari, anche nei periodi di alta stagione. Si tratta ormai di rimettersi al passo degli altri paesi del Mediterraneo che in questi ultimi anni sono cresciuti enormemente sotto il profilo nautico: in Croazia, in Grecia, in Albania, in Spagna il diportista trova prezzi minori dell’Italia e servizi più qualificati. Ecco dobbiamo assolutamente evitare di far fuggire gli armatori italiani all’estero e attirare al contempo quelli stranieri proponendo nelle nostre strutture portuali prezzi equi, servizi di qualità e personale competente”.
David Ingiosi
Nautica Report